Cretan Institutional Inscriptions

IC II 10 1

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26. Registro di concessioni di terreni di Kydonia

Tipologia documentaria: rendiconto

Supporto: stele?

Datazione: 250-200 a.C.

Provenienza: Kydonia

Collocazione attuale: iscrizione perduta

Edd. cod. Ambros. D 199 inf., f. 49 recto; cod. Ambros. R 124, f. 85 verso; Muratori 1740, p. DLXXXVIII, n. I; Mustoxydis 1814, pp. 65-69; CIG 1840; Mustoxydis 1848, pp. 184-187 n. V; Syll.1 320; Reinach 1897, pp. 138-156; SGDI 3198; IG IX.1 693; Michel, Recueil 664; Syll.2 477; Syll.3 940; IC II 10 1 ➚PHI; Marangou-Lerat, pp. 10-13 n. T12.

Cf. Klaffenbach 1958, n. VII; BE 1976.564a; Hennig 1994, pp. 338-339; Perlman 1996, pp. 243-244.

ἀγαθᾶι τύχαι.
τάδε ἐπρίατο ἁ πόλις τοῖς προξένοις
καρπεύειν ἇς κα ἐπιτάδειοι ὦντι· Λυγδά-
μι Φείδωνος Κνωσίωι ἐμ Μολοχᾶντι ἀν-
5πέλων πέλεθρα δέκα, ἐν τῶι πεδίωι
ἀμπέλων τετραπελεθρίαν.
Ἕρμωνι Τυλισίωι ἀνπέλων τετραπλε-
θρίαν ἐν τῶι πεδίωι.
Ἀτάρ⟨β⟩ωι Ἀπταραίωι ἀνπέλων πλέθρα
10ἴκατι ἐν τῶι πεδίωι κατὰ Βάθειαν.
Σκιρτίαι εὐεργέται ἀνπέλων πλέθρα ἴκα-
τι δύο ἐν Μινώιαι ποὶ τῶι πόρωι ἐσχάτω[ι].
Φαιστίωι Θαμυκλεῖ καὶ Φαινοκλεῖ ἀν-
πέλων τετραπλεθρίαν ἐν τᾶι νάσωι,
15ἐπὶ Λιπάραι ἀνπέλων τετραπλεθρίαν.
Ἀρχαγόραι Δελφῶι οἰκίαν ἐν τᾶι Ἡραΐδι, ψι-
λᾶς πλέθρα ἓξ ποὶ τᾶι Κωμικοῦ, ἀνπέ-
λων τετραπλεθρίαν ἐν τῶι πεδίωι.
Μισγόλαι Ἀρκάδι ἀνπέλων τετραπλε-
20θρίαν ἐν τῶι πεδίωι, ἄλλαν ἀνπέλων δι-
πλεθρίαν ἐν τῶι πεδίωι, ἄλλαν ἀνπέ-
λων διπλεθρίαν ἐν Σχινούρι, οἰκίαν
[ἐ]ν τᾶι Λαχανίαι κ⟨ώ⟩μαι.

L’iscrizione, in cui è assente il nome della polis che ha promosso gli acquisti, è stata a lungo considerata di Corcyra, tanto da essere inclusa nella prima edizione del volume delle Inscriptiones Graecae dedicato alle isole dello Ionio (il testo non compare invece nella seconda edizione del volume). L’attribuzione a Kydonia è tuttavia certa per via di alcuni dei luoghi menzionati, situati nei dintorni della città, in particolare Minoa e Lachania, oltre che per il dialetto impiegato nel testo. L’origine del documento è suggerita anche dalla provenienza dei prosseni, cretese in almeno quattro o cinque dei sette casi: fra i beneficiari della concessione vi sono infatti individui di Aptera, Knossos, Tylisos, Phaistos ed Arkades (?).

Il fatto che la polis dichiari di aver effettuato l’acquisto dei terreni e delle case elencate porterebbe a ritenere che la concessione ai prosseni avvenga a titolo gratuito e non dietro pagamento; la dichiarazione, inoltre, testimonia che tali beni immobili non sono pubblici in origine, ma lo diventano mediante l’acquisto degli stessi da parte della polis dai privati che ne erano precedentemente i proprietari. Non è chiaro, invece, se la concessione dei lotti e delle due abitazioni comporti il loro usufrutto o la loro proprietà (cf. Hennig 1994, pp. 338-339); l’impiego del verbo καρπεύειν, tuttavia, farebbe optare per la prima interpretazione, che tenuto conto del fatto che il conferimento della prossenia non è necessariamente ereditario sembra la più ragionevole: in tal caso, alla morte del prosseno l’immobile concesso sarebbe dunque tornato alla polis.

La lieve differenziazione nell’attribuzione di titoli onorifici trova una corrispondenza nella diversa entità delle concessioni, sebbene minima: Skirtias, l’unico dei prosseni ad essere insignito anche del titolo di evergete – oltre ad essere l’unico individuo del documento di cui non è specificata la provenienza –, ottiene l’appezzamento più esteso dell’intera concessione. Il prosseno originario di Delfi invece, il solo individuo ad essere certamente di origine non cretese, in aggiunta ai terreni ottiene anche un’abitazione, verosimilmente a causa della distanza intercorrente fra Kydonia e la sua dimora abituale. Il fatto che l’unica altra concessione di una casa dell’iscrizione sia quella dell’arcade Misgolas farebbe ipotizzare una sua provenienza dall’Arcadia piuttosto che dalla cretese Arkades: in tal caso si avrebbero dunque concessioni di abitazioni solamente ai non residenti a Creta. L’onomastica del prosseno in questione, tuttavia, non è mai attestata nella prima, mentre trova un parallelo cretese in Milet I.III 38.

Il rendiconto degli acquisti fornisce una preziosa testimonianza su alcuni toponimi relativi alla chora di Kydonia altrimenti ignoti e sulle modalità di utilizzo del suo territorio. La maggior parte dei terreni menzionati, infatti, sono vigneti, un consistente gruppo dei quali è situato ἐν τῶι πεδίωι, la striscia pianeggiante in cui si trova anche la città e che si estende in direzione ovest lungo la costa e per un breve tratto anche a sud; un suo settore, forse il più interno, porta il nome di Batheia. I vigneti delle zone di Molochas, Lipara e Schinouris e il terreno incolto presso Komikos sono invece da situare probabilmente sui primi rilievi collinari a sud della piana, sebbene non sia da escludere che Lipara possa essere una delle isole del golfo di Souda (cf. Chaniotis 2000, p. 210, Inventory of Poleis, p. 1171). Ulteriori lotti di vigneti, invece, si trovano per certo su di un’isola, che verosimilmente è quella di Thodorou, in antico Koite o Akytos, a nord-ovest di Kydonia (cf. Stad. 342; St.Byz. s.v. Ἄκυτος; contra Marangou-Lerat, pp. 10-13, Inventory of Poleis, p. 1171, che interpretano νᾶσος come χερσόνασος e che localizzano pertanto nella penisola di Akrotiri). Oltre ai lotti di terreni, il documento testimonia inoltre l’esistenza di tre centri abitati: Herais, di ignota localizzazione, la κώμη di Lachania, a sud della città, e Minoa, cittadina dotata di propri vigneti sulla costa meridionale della penisola di Akrotiri (Stad. 344, Plin. IV 59; cf. Inventory of Poleis, pp. 1170-1172, Bile 1986, Perlman 1996, p. 244). Per quanto i lotti di vigneti elencati non siano particolarmente estesi, raggiungendo in totale un’estensione inferiore ai sette ettari, la scelta di concedere perlopiù questa tipologia di terreno suggerisce che l’importanza della viticoltura per la città – esportatrice su scala mediterranea di vino rinomato nel periodo romano – sia considerevole già nel III secolo a.C. (cf. Chaniotis – Hadzisavvas 2012, p. 167, Marangou-Lerat, pp. 12 e 156, Pałuchowski 2010, pp. 42-44). L’ipotesi sembra trovare conferma nella frequenza riscontrabile nelle monete di Kydonia di iconografie quali grappoli d’uva, (corone di) foglie di vite ed anfore vinarie, oltre che di rappresentazioni di Dioniso, divinità che peraltro trova proprio a Kydonia la sua più antica attestazione in tutto il mondo greco nella tavoletta in Lineare B KH Gh 3 del TM III B (cf. Pugliese Carratelli 1991, Sporn 2002, p. 334, Marangou-Lerat, pp. 31-33, Svoronos 1890, tavv. IX-X, Le Rider 1966, tavv. X e XXXIV).

Elementi istituzionali o altri termini rilevanti: euergetes, polis, proxenos.